Torre Civica e chiesa di Santo Stefano (Oratorio dei Neri)

L’iniziativa che portò alla sua costruzione prende le mosse da una assemblea svoltasi il 5 gennaio 1473. Essa vide riuniti una trentina di esponenti delle più illustri ed influenti famiglie del nostro borgo, appartenenti alle diverse fazioni politiche, con lo scopo di gettare le basi di un’opera che fosse simbolo della recuperata volontà di pace e vincolo di proficua unione.

II documento che ne ha tramandato il ricordo è un po’ come l’atto di nascita della Torre Civica.

L’adunanza avveniva in tempi di grave turbamento sociale, quando l’incapacità di darsi un governo saldo ed efficiente, la rivalità tra le famiglie più potenti, le sanguinose contese di parte, avevano determinato, ormai da dieci anni, il passaggio della Superba e dei suoi possedimenti sotto la signoria degli Sforza, duchi di Milano.

Anche a Rapallo giungeva accentuato il riverbero di questo clima di discordie e non erano di conseguenza mancati gli scontri tra i seguaci degli Adorno, dei Fregoso, dei Fieschi, sicché la libertà comunale era gravemente minacciata.

In tali dolorosi frangenti, una parola di pace ed un richiamo alla fede erano stati recati dal Padre Gio Battista del Poggio, fondatore dell’ordine degli Eremitani, detti da lui “Battistini”, che promuoverà la costruzione della chiesa e convento di Sant’Agostino. Le paterne esortazioni del buon frate agostiniano è da presumere che risuonassero ancora nelle orecchie di coloro che abbiamo visto portarsi nella sede civica la vigilia dell’Epifania del 1473 nel caldo clima natalizio invitante alla fraternità ed alla concordia. I nomi dei presenti all’incontro verranno trascritti sul “Libro Rosso” del nostro Comune unitamente alla decisione scaturita dall’incontro: “Omnes concordes nemine discrepantia deliberaverunt, statuerunt et ordinaverunt construendi facere campaninum Sancti Stephani”.

Dall’incontro sortì la designazione di quattro delegati a imporre un tributo a carico di tutti gli abitanti del borgo, senza distinzione di colore o di parte, ma solo secondo la loro “retta e pura coscienza”.

I quattro prescelti furono Francesco Della Torre, il medico Benedetto Canevale, Antonio Della Cella e Giovanni Bardi e la fiducia risultò ottimamente riposta poiché la fabbrica poté ben presto essere avviata. La torre fu realizzata in pietra viva, con massi squadrati, munita di campana e di orologio, e venne eretta a pochi passi della sede dalla podesteria (che diverrà poi la cosiddetta “corte” del Capitaneato) e dall’ospedale di Sant’Antonio, oggi Municipio, costruito nel 1451 al posto di quello di S. Cristoforo di Pozzarello, ormai inagibile.

La si volle a fianco della chiesa di Santo Stefano, quasi a confermare l’aspirazione anche religiosa che ne stava all’origine e forse anche perché questo vetusto tempio non possedeva un proprio campanile.

Nel 1581 si procedette ad una sopraelevazione del campanile mediante l’innalzamento di un pinnacolo col terrazzo in marmo e fastigio e si sistemò un nuova campana da utilizzarsi anche per il suono delle ore.

Nel 1640 la campana della Torre venne rifusa a spese della comunità e dei quartieri di Borzoli ed Amandolesi mentre il bronzo venne fregiato degli stemmi cittadini. È questa la campana tuttora esistente e che, sino a poco tempo addietro, fedele ad una tradizione antica, suonava a distesa ogniqualvolta si riuniva il consiglio cittadino.

Nel 1910 la Torre, comunemente chiamata “campanone del Comune”, venne dichiarata monumento nazionale. Nell’ultimo conflitto mondiale sulla sua cima venne sistemata la sirena che preannunciò con i suoi laceranti richiami gli allarmi per le innumerevoli incursioni aeree.

Lavori di restauro vennero attuati nel dopoguerra sia alla torre, sia all’attigua chiesa di Santo Stefano: la base della costruzione è stata consolidata con iniezioni di cemento al fine di garantire maggiore stabilità alla mole, che resta il simbolo del libero Comune rapallese. Alla fine del 2002 sono stati conclusi i lavori di interventi manutentivi e conservativi.

Chiesa di Santo Stefano

Al centro dell’abitato, posta su di un piccolo poggio, sorge la Chiesa di Santo Stefano, oggi comunemente chiamata “Oratorio dei Neri”.

Il documento più antico che la ricordi è un atto del luglio 1155 col quale tale Benedetta vende ad Oberto Cancelliere la metà d’una casa situata nel nostro borgo “ab ea parte quae est versus Sanctum Stephanum”.

La tradizione afferma che questo sia stato il primo tempio cristiano edificato nella nostra città e si avanza anche l’ipotesi che la chiesa sia sorta quale sede d’una congregazione monastica o come cappella presso un cimitero preesistente.

È indubbio, comunque, che la erezione della stessa fu molto antecedente a quella dell’attuale Basilica. Ciò è confermato sia dall’intitolazione al protomartire, il cui culto in Liguria precedette senz’altro quello dei Santi Gervasio e Protasio portato dai Vescovi milanesi, sia dal titolo di “Preposito” (nome più antico di Arciprete) che distingueva chi reggeva la chiesa, sia, infine, dal luogo medesimo ove essa venne eretta nel cuore dell’abitato, protetta dalle mura ed in posizione elevata per salvaguardarla dalle frequenti inondazioni del “Bogo”, che trasformavano in acquitrini le zone attorno, compresa quella ove sorse successivamente la nostra Basilica.

Il titolo di Prepositura accompagnò nei tempi la chiesa di S. Stefano; questa importanza rimase inalterata col passare degli anni ed è sottolineata da una registrazione del novembre 1143 nella quale si legge che a S. Stefano spettavano più della metà delle decime inerenti il territorio fra il torrente di Monti ed il Bogo.

Presso S. Stefano si svolgeva anche l’attività amministrativa della nostra comunità ed i consoli, infatti, amministravano la giustizia sul sagrato riparandosi durante l’estate, come affermano documenti del XII secolo, “sub frascata”, sotto un pergolato.

Poco dopo il 1263, nella chiesa venne istituita la Confraternita dei Disciplinanti, ed i confratelli avevano una loro tomba speciale nel tempio, prima che gli stessi edificassero l’attuale Oratorio “dei Bianchi” nella seconda metà del XV secolo. Quando S. Stefano cessò di avere cura d’anime?

È accertato che nel 1541 ciò doveva essere già avvenuto poiché, con decreto 19 giugno di quell’anno, il Pontefice Paolo III Farnese concedeva la chiesa in giuspatronato all’illustre famiglia rapallese dei Della Torre.

Con bolla del dicembre 1634, il pontefice Urbano VIII sanzionava il trasferimento nella chiesa della Confraternita “Mortis et Orationis”, detta “dei Neri”, per il colore delle cappe che venivano indossate. La Confraternita s’era costituita negli anni precedenti presso la chiesa di S. Agostino, ponendo poi la sede nella cappella dell’ospedale di S. Antonio (oggi Municipio) autorizzata dal decreto del vicario arcivescovile del 21 febbraio 1631.

Alla Confraternita dei Neri, che ancor oggi ha sede in S. Stefano, si debbono le prime rappresentazioni teatrali a Rapallo.

La sera del Venerdì Santo i confratelli recavano in processione il “Cristo disnodato con sua cascia” e ben presto allestirono anche la rappresentazione del Mistero della Passione su di un palco che veniva appositamente eretto nell’Oratorio o nella chiesa delle Monache di S. Chiara. Spettacoli teatrali anche profani si tennero nell’ospedale di S. Antonio, tanto che il Senato genovese dovette intervenire per proibirli con decreto del 7 luglio 1712, come testimonia una lapide posta sopra l’ingresso da piazza delle Nazioni.

Le mutate condizioni politiche e difficoltà di vario genere determinarono la cessazione delle rappresentazioni, ufficializzata con atto del 10 luglio 1809. Santo Stefano ebbe a subire danneggiamenti nel corso dell’ultimo conflitto ed opportuni restauri vennero realizzati nel 1958, mentre altri interventi si ebbero nel 1963 ed in anni recenti. L’antico sacro edificio attende, comunque, altre indispensabili opere di valorizzazione e recupero che riescano ad inserirlo in modo ancor più vivo nel tessuto sociale e culturale cittadino.

Ed è questo l’obiettivo cui tende la nutrita attività dei “Neri” che agli appuntamenti religiosi affianca periodiche mostre culturali ed il tradizionale presepe ligure.

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