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Centro storico

Vicolo Piazza Da VicoIl Centro Storico mantiene l’impianto dell’antico borgo medievale e ne conserva i portici ed alcuni portali ed affreschi. Gli stretti carruggi pedonali sono diventati oggi le vie del passeggio e dello shopping, ma alzando gli occhi, in più punti si possono vedere ancora palazzine con le finestre sottolineate da architravi o mensole con elementi decorativi barocchi a bassorilievo.

Passeggiando per via Mazzini (il famoso Caroggio Drito), via Cairoli, via Venezia e nei vicoli limitrofi è facile imbattersi in una delle tante edicole dedicate alla Madonna di Montallegro, nicchie che si aprono sugli angoli dei palazzi o veri e propri affreschi che raffigurano l’apparizione e che campeggiano sulle facciate, insieme alle tipiche decorazioni “trompe-d’oeil” alla genovese. Il culto mariano riveste grande importanza nella comunità rapallese ed anche nello stemma della città appare l’iniziale M che sta ad indicare che la città è sotto la protezione della Vergine.

L’ edicoletta con la Madonna di Montallegro che si trova sull’angolo tra piazza Cavour e Via Mazzini è la copia in piccolo di un’altra più antica che fu distrutta nel 1944 da un bombardamento.

Un bellissimo colpo d’occhio è offerto dalla Piazza Garibaldi, recentemente restaurata, con i suoi palazzi decorati, tra i meglio conservati del centro, ed il suo selciato in pietra locale. I bassi portici duecenteschi che la Casa dpiintacircondano, che un tempo proteggevano l’ingresso dei magazzini per ricoverare merci e barche, continuano anche nel vicino e raccolto Vico dei Fondaci, sul retro della Casa Garibalda. L’atmosfera del borgo marinaro medioevale aleggia anche nella vicina piazzetta del Pozzo, cuore dell’antico quartiere di Rolecca, dove una volta c’era il pozzo pubblico, oggi ricostruito pur senza la sua primitiva funzione.

Oltre alle edicole della Madonna, nelle vie del centro si possono ammirare alcuni portali in ardesia del 1400 e 1500 (bellissimi quelli in Via Mazzini e quello in Via Magenta, decorato con un bassorilievo dell’Annunciazione) ed alcuni palazzi affrescati, tra cui uno in Vico del Pozzo con immagini di profeti ed evangelisti, ed uno in Corso Assereto, dipinto nel 1883 da Tiziano Bernasconi con figure di personaggi storici e stemmi.

Le case dipinte con vivaci colori e con decorazioni architettoniche sono caratteristiche di tutta la Liguria, ed anche a Rapallo si possono trovare  molte case ornate di affreschi con una tecnica che si tramanda da generazioni. La caratteristica delle “finte finestre” ha una spiegazione storica: inizialmente è stata un ingegnoso “escamotage” per evitare una tassa imposta nel XVIII secolo dalla Repubblica Genovese, per fronteggiare le ingenti spese causate dalla guerra di Successione austriaca e dalla rivolta della Corsica. L’imposta straordinaria gravava proprio sulle finestre, cosicchè i proprietari, dove potevano, le chiudevano per diminuirle il numero ed evitare la “tassa sulle finestre”. Al posto delle aperture vere, per far comunque apparire le facciate armoniose ed equilibrate,  i liguri presero così a dipingere le finestre dove non c’erano, mantenendo la simmetria dei palazzi ed aggirando il balzello.

A ridosso del nucleo storico medioevale, si apre l’ampia Piazza delle Nazioni, su cui si affacciano la stazione ferroviaria, il Municipio ed il “Vecchio ospedale”, che oggi ospita anch’esso parte degli uffici comunali.

I portali in ardesia

Che la pietra nera di Liguria sia stata protagonista fra i materiali impiegati nella costruzione delle case dei borghi del Tigullio è cosa nota al punto che essa avrebbe determinato addirittura il nome delle genti che qui s’insediarono nella notte dei tempi. E’ dunque provvidenziale che, dopo tanti anni, essa sia rimasta ancora a contrassegnare e decorare non pochi edifici come l’eco di un linguaggio formato da antiche parole, che a noi si rivolge, attraverso elementi suggestivi, per darci anche conferma di quel consolidato spirito religioso che vorremmo rivisitare e recuperare.

In verità sono ormai pochi gli esempi che nel centro storico rapallese hanno superato la distruzione determinata da una irrispettosa e miope ventata di modernità. Vale comunque la pena di sostare con attenzione dinanzi a queste lastre in ardesia lavorata che incorniciano gli accessi ad antiche abitazioni e che un tempo dovevano essere una costante degli edifici medievali.

In via Magenta 26 una porta è sormontata da un ampio architrave in ardesia riproducente, in forma stilizzata mistica, la scena dell’Annunciazione con l’arcangelo Gabriele che regge un cartiglio sul quale sta scritta l’invocazione “Ave gratia plena” rivolta a Maria.

Al di sotto si osserva poi il trigramma con la croce (IHS) a ricordare Cristo salvatore dell’umanità secondo la devozione diffusa nel XIV secolo da S. Bernardino di Siena e radicata profondamente anche nelle nostre contrade.

Il simbolo voleva essere indicazione della volontà di pace e di riconciliazione degli abitanti della casa che l’esponeva in tempi di gravi e sanguinose divisioni fra le famiglie più potenti.

Levigato dal tempo ne troviamo anche uno di notevole dimensione in Vico dell’Oro al n. 20 che consente una precisa interpretazione degli elementi componenti.

Sempre in via Magenta, poi, un altro bassorilievo in ardesia è inserito nella facciata dell’edificio al n. 30. Il soggetto riprende la scena del “Fiat” della Vergine ed il buono stato di conservazione ne esalta ogni dettaglio.

Datati 1403 e 1544, due portali in “Caroggio drito” (via Mazzini), così come un terzo privo di indicazioni, si presentano decorati negli stipiti e nei frontali con volti di personaggi antichi (apostoli?) ed elementi floreali decorativi sorretti da angioletti, mentre, in un caso, ritorna il nome stilizzato del Salvatore.

Confermano la preghiera ed il voto augurale legati al focolare domestico ma anche esternati alla comunità, fondata sul vincolo della carità.

Con le immagini e le riproduzioni che riconducono alla Madonna di Montallegro, che tantissime case rapallesi presentano, sono anche questi, tracciati nella lavagna, i chiari segni d’una fede testimoniata, patrimonio di un popolo che sapeva riporvi speranza.

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